*Day 33 - L'Ora della Verità*
Il Divoratore di Dei pulsava come un cuore di cristallo impazzito, ogni battito scagliando frammenti di possibilità nell'aria. Ora sentiva la sua forza tirarla, chiamarla, promettendole unità con tutto ciò che aveva perso.
"Non resistere," sussurrò Vorgoth, la sua voce echeggiava da ogni superficie del cristallo. "Vieni a me, sorella nella corruzione. Insieme, renderemo perfetto questo mondo rotto."
Intorno a loro, l'ultima battaglia imperversava. I draghi crollavano uno dopo l'altro sotto l'assalto degli Angeli della Morte. L'esercito dell'alleanza si sgretolava. Ma Ora vedeva solo il cristallo che si espandeva, che la chiamava con la voce di ogni persona che avesse mai amato.
"Ora, no!" gridò Kaelen, ma la sua voce sembrava lontana chilometri.
Lei si avvicinò al cristallo. Un passo. Due. La superficie brillava come la pelle di Lyra al sole, promettendo pace, promettendo fine al dolore.
Al terzo passo, qualcosa le afferrò la caviglia.
Si guardò indietro. Vash'nil, il cucciolo di drago torturato, era crollato ma ancora cosciente. I suoi occhi, una volta pieni di follia, ora mostravano solo dolore puro.
"Non... non come me," sussurrò con voce rotta. "Non... prigioniera."
Ma era troppo tardi. La forza del Divoratore la strappò dalle dita deboli di Vash'nil. Ora volò attraverso l'aria e si schiantò contro la superficie del cristallo.
Non si frantumò. Si aprì come acqua, inghiottendola.
All'interno era... tutto.
Ogni possibilità che era mai esistita. Ogni mondo che poteva essere. Ogni scelta non fatta che vibrava come corde di un'arpa cosmica. E al centro, Vorgoth, non più ragazzo ma qualcosa di pura volontà distillata.
"Benvenuta," disse, e la sua voce era il sussurro del Prima stesso. "Ora possiamo completare l'opera."
"Quale opera?" Ora fluttuava nell'impossibile, sentendo la sua stessa sostanza iniziare a dissolversi nell'infinito.
"L'unificazione. Niente più scelte. Niente più dolore. Solo unità perfetta."
"Solo morte perfetta," disse una terza voce.
Aetherios. Ma non il drago che conosceva. Questo era lui spogliato di ogni pretesa, ogni maschera. Pura colpa distillata in forma.
"Cosa stai facendo qui?" sputò Vorgoth.
"Quello che avrei dovuto fare tremila anni fa. La verità." Aetherios si voltò verso Ora. "Bambina, hai mai chiesto da dove viene veramente la corruzione?"
"Dal dolore. Dalla perdita."
"No. Viene dalla scelta di causare dolore. Dal momento in cui qualcuno decide che la propria sofferenza giustifica la sofferenza di altri." I suoi occhi bruciavano con verità terribile. "Io sono il primo che ha fatto quella scelta. Quando ho scelto di distruggere Crysillia, non per necessità ma per rabbia, ho aperto la porta. Tutto il resto - incluso te, incluso lui - è nato da quel momento."
Vorgoth si fermò. "Cosa?"
"Sono tuo padre tanto quanto i tuoi genitori biologici. La corruzione che ti ha forgiato nasce dalla mia scelta originale. Tu esisti perché io ho scelto la vendetta su tutto il resto."
"Menti!"
"Guarda."
Aetherios aprì se stesso, mostrando la verità nuda. Il momento tremila anni prima quando, davanti alle rovine fumanti di un villaggio di innocenti, aveva scelto di sentire soddisfazione invece di orrore. Quando aveva scelto di chiamarlo giustizia invece di massacro.
Ora sentì quella scelta riverberare attraverso il tempo, vedendo come avesse seminato i semi di ogni atrocità successiva. Compresa la sua stessa trasformazione in Ashkore.
"Allora siamo tutti maledetti," disse.
"No." Aetherios sorrise, ed era terribile e bello insieme. "Siamo tutti responsabili. E possiamo scegliere diversamente."
"È troppo tardi," disse Vorgoth, ma c'era incertezza nella sua voce. "Ho già iniziato. Il mondo si sta unificando."
"Il mondo sta morendo," corresse Aetherios. "Ma può essere salvato. Al prezzo giusto."
Si voltò verso Ora. "Sai cosa significa quando un drago sceglie veramente la morte? Non ucciso, ma scelta? Diventiamo quello che siamo sempre stati - forza pura della natura. E quella forza deve andare da qualche parte."
Ora capì. "No. Non puoi."
"Posso. Ho vissuto abbastanza a lungo da vedere i frutti del mio peccato originale. È tempo di raccogliere quello che ho seminato." Si voltò verso Vorgoth. "Hai voluto unità. Te la darò. Tu ed io, uniti per sempre. Il primo peccatore e l'ultimo, contenendoci a vicenda per l'eternità."
"NON OSI!"
Ma Aetherios stava già cambiando, la sua essenza condensandosi, diventando qualcosa di così denso da curvare la realtà intorno a sé. "Vorgoth di Nessun-Luogo, ti do il mio ultimo dono: la comprensione."
Il ragazzo-dio urlò mentre la forza di Aetherios lo avvolse, mentre l'antica comprensione del drago si versò in lui. Per un momento terribile, Vorgoth vide se stesso come realmente era - non un salvatore ma un bambino che giocava con forze cosmiche, guidato dal dolore verso scelte che avrebbero distrutto tutto ciò che toccava.
"Il mio... il mio nome era Ewan," sussurrò, ricordando improvvisamente. "Ewan Lightbringer. Avevo dodici anni quando i draghi vennero. Lei... lei si chiamava Mari. Mia sorella si chiamava Mari."
"Lo so," disse Aetherios gentilmente. "Ho visto. Ho sentito ogni nome di ogni innocente che la mia scelta ha condannato. Inclusa lei."
Poi entrambi implodevano, le loro essenze intrecciate in un nodo cosmico che li conteneva reciprocamente. Non morti, non vivi, ma neutralizzati. Legati per sempre in eterno conflitto e eterna comprensione.
Il Divoratore di Dei tremò, instabile senza la volontà di Vorgoth a guidarlo. Ora si trovò al centro dell'impossibile, sola con una scelta che determinerebbe tutto.
Poteva sentire le opzioni. Lasciare che il Divoratore collassasse, sigillando il Prima ma uccidendo tutti quelli intrappolati dentro. O...
"O trasformarlo," sussurrò, capendo improvvisamente.
Usò la corruzione che portava, ma non per distruggere. Per ridefinire. Il Divoratore di Dei non doveva essere una prigione o un'arma. Poteva essere qualcosa di nuovo.
Un ponte.
La trasformazione fu agonia ed estasi insieme. Sentì ogni frammento della macchina rimodellarsi sotto la sua volontà. Il cristallo che imprigionava divenne cristallo che connetteva. Le catene che legavano divennero porte che permettevano.
E al centro di tutto, Vash'nil. Il cucciolo torturato si trasformò anche lui, diventando non più prigioniero ma custode volontario, il suo canto di dolore diventando una melodia di speranza.
Quando la trasformazione finì, Ora emergeva in un mondo cambiato.
Il Ponte della Scelta - non più Divoratore - si alzava dove prima era stata la fortezza. Il Prima fluiva attraverso di esso, ma controllato, filtrato, al ritmo che la realtà poteva sopportare.
E lei... lei era diversa. Non più completamente umana, non più completamente corrotta. Era diventata la Soglia stessa - il punto dove le scelte diventavano realtà.
I suoi amici la circondarono, vivi ma cambiati. Kaelen stringeva ancora i suoi libri come ancore alla sanità. Seraphina piangeva ma era intera. Malakor aveva finalmente trovato equilibrio tra corruzione e umanità.
"È finita?" chiese qualcuno.
Ora guardò il mondo intorno a sé. I morti erano ancora morti. I vivi erano ancora feriti. Ma nell'aria, nella terra, nell'acqua, c'era qualcosa di nuovo. Possibilità. Il mondo poteva cambiare ora, evolvere, diventare qualcosa di meglio.
In lontananza, la ferita nel cielo si stava chiudendo, lasciando solo una cicatrice - una nuova stella che pulsava con luce impossibile.
"No," disse finalmente. "Non è finita. È appena iniziata."
Dal centro del ponte, il canto di Vash'nil si alzò - non più il Canto di Cristallo della distruzione, ma qualcosa di nuovo. La canzone del cambiamento stesso. Della trasformazione. Della scelta liberamente fatta.
Altri si unirono al canto. Draghi, umani, elfi, nani, persino i corrotti rimasti, improvvisamente liberi dalla volontà di Vorgoth. Un coro di voci diverse, ognuna contribuendo alla melodia più grande.
Ora ascoltò, e per la prima volta da quando Lyra era morta, sorrise davvero.
Non era un lieto fine. Troppo era stato perso per quello.
Ma era un inizio.
Un inizio scelto.
Il loro inizio.
Mentre il sole tramontava sul mondo trasformato, Ora prese il suo posto come Guardiana della Soglia. Il peso della responsabilità si posò sulle sue spalle, ma non era più insopportabile.
Perché ora sapeva la verità che Aetherios aveva pagato con la sua esistenza per insegnarle:
Ogni fine è un inizio mascherato.Ogni cenere è un seme che aspetta.Ogni scelta è una porta verso l'infinito.
E in quel tramonto che era anche alba, il mondo imparò a cantare una nuova canzone.
Il Canto della Cenere.
Il canto della scelta.
---
*Fine Capitolo 23*
--